Antonio Barracca
Allievo a.a. 2009/2010 - testimonianza di settembre 2014

Rete Ferroviaria Italiana - Direzione Commerciale ed Esercizio Rete - Direzione Direttrice Asse Orizzontale - S.O. Pianificazione e Sviluppo di Direttrice - U.O. Sviluppo Rete e Committenza Funzionale
Ed eccomi lì in una giornata uggiosa di novembre a scorrere il dito sul computer e a cercare ansioso il mio nome. Spuntava un arcobaleno e nemmeno mi accorgevo che davanti ai miei occhi c’era scritto: AMMESSO...Si!!! Sono entrato al Master di Ingegneria delle infrastrutture e dei Sistemi Ferroviari della Sapienza!!! Potevo finalmente realizzare il sogno di diventare, un giorno, un ingegnere “ferroviere”.
Terzani diceva che il treno, con i suoi agi di tempo e i suoi disagi di spazio, rimette addosso la disusata curiosità per i particolari, affina l’attenzione per quel che si ha attorno, per quel che scorre fuori del finestrino. Sugli aerei, invece, presto s’impara a non guardare, a non ascoltare.
E così, come il grande Tiziano, ero io, pronto ad ascoltare e ad immergermi in una nuova realtà. Scorrevano dal finestrino della mia esistenza nuovi colleghi, con cui avrei presto stretto rapporti umani straordinari, professori universitari che con la loro conoscenza ed esperienza trasmettevano la loro passione. Guardavo, incerto e, al tempo stesso, incuriosito i dirigenti di quel colosso che mi appariva il gruppo FS.
Ho imparato tanto durante il master, ho cercato di acquisire il maggior numero di informazioni cercando risposte ai miei innumerevoli dubbi. Mi sono reso conto, e così sarà anche nel mondo lavorativo, che bisogna fare domande se si vuole sapere qualcosa e che una buona risposta inizia sempre con la domanda giusta.
Wheel, noto filosofo inglese affermava che non c'è al mondo persona più ottusa, di chi superbamente, credendo di essere a conoscenza di ogni cosa, preclude al suo intelletto la via della scoperta di ciò che ancora ignora. E così noi studenti scoprivamo la bellezza della scoperta mettendo in pratica ciò che apprendevamo. Ricordo le tante visite tra le officine, i treni, gli uffici, le sottostazioni, dove potevamo renderci conto che la conoscenza non ha valore se non la metti in pratica.
All’inizio di aprile scoprii che il mio stage sarebbe avvenuto nel Reparto Impianti di Bologna nel Centro Operativo Esercizio Rete di Bologna di Rete Ferroviaria Italiana. Riscopro, mentre le descrivo, la sensazione che provai il primo giorno di stage; quell’emozione incredibile di sentirsi dentro una realtà che non avrei immaginato. Proust diceva che il vero viaggio di scoperta non consiste nel trovare nuovi territori, ma nel possedere altri occhi, vedere l'universo attraverso gli occhi di un altro, di centinaia d'altri: di osservare il centinaio di universi che ciascuno di loro osserva, che ciascuno di loro è. Cominciavo ad entrare in questa nuova realtà attraverso gli occhi di tanti, dal più umile tecnico al più illuminato dei dirigenti. Così facendo al termine di quel periodo, breve ma, allo stesso tempo, così intenso mi ritrovai a sentirmi parte di una nuova famiglia, che mi aveva accolto, accettato, dato diritti e imposto doveri e di cui mi sentivo già membro.
Dopo qualche mese di febbrile attesa ricevetti la fatidica chiamata “si presenti per le visite mediche, lei è stato assunto e dal 10 Gennaio dovrà presentarsi al Centro Operativo Esercizio Rete di Venezia”. Ricordo l’intensa gioia e soprattutto il primo giorno di lavoro da dipendente dopo essere arrivato a seguito di una giornata da trebisonda, con pioggia intensa e nebbia forte, con la mia enorme valigia pronto a firmare il mio contratto. Tremava la penna e dentro di me sapevo che intraprendevo una strada lunga, tortuosa, ma che si sarebbe rivelata ricca di soddisfazioni.
Mi sentivo un bambino al primo giorno di scuola. Ricordo che stringevo mani con forza e sorridevo ai tanti nuovi volti. Nemmeno il tempo di ambientarmi e mi ritrovai, con l’allora responsabile della struttura in una riunione dove si parlava del “sottopasso Polpet”. Non capivo perché qualcuno avesse voluto chiamare un sottopasso Polpet e pensai immediatamente ad un modo di dire del dialetto veneto. Come, però, intuii si trattava di una località…Ponte nelle Alpi- Polpet e non di una tipica espressione. Sorrisi pensando che avrei conosciuto nuovi territori e nuove realtà e che i miei orizzonti si stavano allargando.
Vi attenderanno tante riunioni con persone che mostrano competenza e soprattutto una notevole dedizione. Si valuta sempre con attenzione ciò che va migliorato e ciò che può dar risalto all’azienda; apprezzavo, inoltre, che sempre si dava ascolto anche, a chi come me, era l’ultimo arrivato convinti che ciascuno può apportare un contributo alla risoluzione di un problema.
Come posso poi dimenticare la prima volta presso la Sala Operativa SCC di Mestre, l’attività di reperibilità, le responsabilità sempre crescenti che mi coinvolgevano. E’ davvero difficile spiegare le sensazioni che si provano nel prendere decisioni che determinano la risoluzione di problemi; posso solo dire che affrontare le emergenze che si verificano su un territorio così ampio e operare in modo da ridurre al minimo i disagi per i viaggiatori ti fa sentire davvero utile e ti fa rendere conto di quanto sia anche “sociale” il ruolo di ciascun ferroviere.
Dopo l’esperienza all’esercizio mi sono ritrovato a Milano con tanti altri validi ingegneri ad occuparmi di nuovi progetti e a pensare a nuove modalità per rendere ancora più efficienti le nostre linee e i nostri impianti.
Cari ragazzi, ed in molti casi futuri colleghi, conservo calda la memoria delle mete da cui sono tornato ma come voi non vedo l’ora di continuare il mio viaggio lungo quei binari che hanno contraddistinto e contraddistingueranno la nostra esistenza.
Buona fortuna e buon viaggio!